L’informazione non è gratis

L’informazione non è gratis

11 Dicembre 2016 2 Di Pier

Torniamo a parlare di informazione. Prendo spunto da un piccolo intermezzo con un anziano signore che nei giorni precedenti al referendum mi aveva coinvolto in un’accesa discussione sul referendum stesso e sull’informazione relativa. Al culmine dell’appassionato scambio di opinioni aveva ribattuto “l’informazione non è gratis”, intendendo dire che l’informazione del web non è affidabile come quella dei giornali e delle tv.

Aldilà della correttezza, la frase mi è rimasta in mente e per diversi giorni l’ho esaminata con attenzione, sotto diversi punti di vista, e stasera vorrei condividere con te alcune delle mie riflessioni.

Nei recenti post “La propaganda dei media” e “I media sono strumenti di propaganda” abbiamo visto come i media occidentali, durante la campagna per le ultime presidenziali Usa, abbiano rivelato al mondo di essere niente altro che strumenti di propaganda per gli interessi e gli obiettivi di coloro che li possiedono o li controllano. Non si è mai vista prima una più grande e coordinata distorsione dell’informazione.

Ugualmente i media italiani, durante la campagna referendaria, hanno sostenuto apertamente Renzi e i sostenitori del Sì, permettendo una propaganda martellante e oscena. I media tradizionali, giornalisti e conduttori non informano, ma manipolano lettori e spettatori per gli interessi di chi li paga, anche solo per vendere i prodotti degli inserzionisti.

Dobbiamo stupirci?

Penso dovremmo, almeno per la noncuranza e l’arroganza con cui svelano il loro declino e il tradimento del loro ruolo sociale e politico.

Nel post “L’informazione e il potere” abbiamo visto come noi esseri umani viviamo e comprendiamo il mondo attraverso i sensi e non possiamo conoscere quello che accade oltre i limiti dei nostri sensi.  A meno di non usare strumenti che li ampliano (es: telecamere, registrazioni, ecc) o di comunicare con i testimoni diretti di quello che accade, o con un tramite che ci riporta il racconto dei testimoni. I media sono il tramite che ci permette di conoscere quello che accade. L’informazione ci permette di conoscere il mondo e gli eventi oltre la nostra esperienza diretta e di agire di conseguenza, di scegliere cosa fare e come farlo.

Nel mondo degli adulti manipolare l’informazione e gli altri è la norma, tutti lo facciamo, ma in piccolo, facendo attenzione a non perdere troppa credibilità. Credibile è colui a cui possiamo credere, perché non mente. Proprio perché sappiamo l’effetto e l’efficacia delle menzogne e del manipolare l’informazione, per convivere con gli altri chiediamo loro di non farlo. Sapere più e prima degli altri ci permette di agire meglio e prima, di manipolare l’informazione che gli altri ricevono, quindi la loro realtà e quindi le loro scelte.

L’informazione è potere.

Nel post “Le informazioni nella vita” abbiamo approfondito il ruolo delle informazioni nelle decisioni della nostra vita: le scelte che compiamo ogni giorno si basano sulle informazioni che possediamo e che raccogliamo ogni giorno. La percezione della realtà è determinata dalle informazioni che riceviamo su di essa, quando qualcuno le manipola allora manipola la nostra realtà e le nostre scelte. E ogni scelta può cambiare il corso della nostra vita.

Nei post “A chi appartengono i giornali in Italia?” (qui, qui e qui) abbiamo approfondito la questione della proprietà dei giornali, fondamentale per avere un media indipendente, ma soprattutto esaminato le motivazioni dei media, dei proprietari dei media e degli inserzionisti.

I giornali di proprietà di privati non hanno come primo obiettivo quello di informare i propri lettori paganti. Lo scopo prioritario di questi media è fare profitto. Come? In Italia attraverso le sovvenzioni dello stato e vendendo spazi alla pubblicità. D’altra parte i proprietari usano i giornali anche per curare l’immagine delle proprie aziende, per difenderle, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su certi argomenti e per distoglierla da altri, per fare campagne politiche o sociali con scopi precisi. Questo avviene tramite la definizione della linea editoriale del giornale, cioè il modo con cui sceglie, interpreta e pubblica le notizie. La linea editoriale definisce quali sono gli argomenti da privilegiare e quelli da ignorare, quali sono le notizie da mettere in prima pagina e quali a pagina venti. La linea editoriale è decisa dall’editore o dal consiglio di amministrazione.

Inoltre quando un giornale fa profitto vendendo la pubblicità di aziende, banche, multinazionali, come vengono gestite le notizie sgradite a costoro? Quando una notizia può essere dannosa o fastidiosa per uno degli inserzionisti del giornale il giornale asseconderà le sue richieste o perfino censurerà le notizie sgradite prima ancora che ciò gli venga chiesto. L’inserzionista ha il potere di influenzare notevolmente un giornale perché controlla/influenza il suo profitto.

Negli ultimi venticinque anni la stragrande maggioranza dei giornali italiani non di partito si è concentrata nelle mani di pochi proprietari, imprenditori, aziende e banche. Questi hanno investito sull’informazione per trarne profitto diretto, attraverso la vendita, la pubblicità e le sovvenzioni statali, ma soprattutto profitto indiretto attraverso il controllo e l’influenza dell’informazione e quindi della politica e dell’opinione pubblica dei cittadini.

Detto questo, torniamo all’affermazione: “l’informazione non è gratis”.

Il suo significato letterale è che dobbiamo spendere per avere informazioni. Cosa dobbiamo spendere? Almeno il tempo per cercarle, riceverle, interpretarle e introitarle. Oggi il tempo necessario per fare questo sembra meno rispetto al passato, grazie agli strumenti informatici, ma dobbiamo tenere in considerazione il ridondante mare dell’informazione e un rumore di fondo che rende difficile trovare quello che cerchiamo.

L’informazione non è mai gratis perché spendiamo tempo per ottenerla.

Ma spendiamo anche energia e risorse interiori, che possono diventare considerevoli se l’informazione spinge a un cambiamento. Perché dovremmo cambiare? Perché l’informazione può cambiare la nostra visione del modo, delle cose, perfino di noi stessi e questo comporta che noi ci adattiamo alla nuova visione. Per esempio scopriamo che il nostro compagno/a ci tradisce, cosa può succedere secondo te? Gli esempi possono essere innumerevoli.

Inoltre l’informazione non è gratis quando spendiamo denaro per averla, per esempio comprando il quotidiano in edicola o pagando l’abbonamento alla televisione o alla rivista o al servizio web. L’era di internet ci ha abituati a poter accedere velocemente a fiumi di informazioni senza spendere soldi, mentre solo quindici anni fa per poter avere informazioni ci si rivolgeva alle edicole, alla tv, alla radio, oppure a biblioteche. È veramente così?

Pagare l’informazione è necessario?

Dipende. Dipende dall’informazione, dalla sua distribuzione/riservatezza, dalla fonte, dalle modalità di accesso. E’ intuitivo che un’informazione personale, riservata, o segreta sia inaccessibile o rara, mentre l’informazione che abbonda è quella più diffusa, nota, facilmente accessibile. È anche intuitivo che più l’informazione è rara e inaccessibile più si deve spendere per ottenerla.

Ma questo non è sempre vero. Tornando alle biblioteche, erano e sono gratuite (almeno in apparenza, visto che le paga la società) e un tempo le frequentavo assiduamente per informarmi e formarmi, risparmiando molto denaro. In biblioteca trovavo la maggior parte dell’informazione che mi serviva, ma spesso dovevo aspettare per poter consultare certi testi. Quindi pagare permette di accedere velocemente all’informazione, o almeno di non avere ritardi. Per esempio, oggi si spendono miliardi per poter accedere più in fretta degli altri alle informazioni finanziarie.

Pagare l’informazione significa avere accesso a un’informazione più “buona”, più affidabile?

Dipende. Anche in questo caso dipende dall’informazione, dalle fonti, dalla sua distribuzione/riservatezza e da cosa si intende con “buona”. Se consideriamo l’informazione buona come quella più precisa e affidabile, pagando spesso possiamo accedere a informazioni migliori. Pensa per esempio ai corsi di formazione che permettono di accedere velocemente a informazioni più precise, meglio organizzate e pronte all’uso.

Pagando si può accedere velocemente a informazioni più precise e affidabili.

Ma non è sempre vero, specialmente quando l’informazione è fonte di profitto o di costo/danno di altri. In quel caso, non è detto, anzi. E quando l’informazione è impiegata per manipolare la realtà, quindi le decisioni delle persone a vantaggio di minoranze informate, allora pagare non serve a nulla, o più semplicemente il costo/prezzo è troppo alto. Perché qualcun altro sta pagando perché l’informazione sia inaccessibile, in ritardo, o differente.

Pagare l’informazione può garantire un’informazione più affidabile e plurale?

No, non è sufficiente. Lo sarebbe se le fonti di informazione fossero indipendenti, in quanto pagare permetterebbe loro di mantenersi tali, ma non è attraverso il denaro che si rende indipendente una fonte di informazioni che non lo è. Viceversa è attraverso il denaro che si rende dipendente una fonte di informazione indipendente. E la storia lo dimostra.

Senza una volontà politica che garantisce l’indipendenza delle fonti di informazione e che controlla che così sia effettivamente, l’informazione non sarà indipendente. Perché l’informazione è potere. E chi controlla l’informazione può.

Per stasera ci fermiamo, ma approfondiremo la questione in altri post.

L’informazione è potere anche per ognuno di noi, la possibilità di essere libero nelle nostre scelte, di poter vedere il mondo per quello che è e poter agire nel modo migliore per realizzare noi stessi.

Grazie per avermi seguito fin qui.

A presto ;D