
La realtà percepita
“La realtà è fatta di oggetti, il mondo è fatto di eventi.”
Cos’è la realtà?
La realtà è l’ambiente in cui ti muovi, che ti circonda, pervade, attraversa, che ti compone.
La realtà non è quello che vedi, che percepisci con i tuoi sensi, quella è la tua percezione della realtà, che tra l’altro è una percezione limitata, distorta e interpretata della realtà.
La realtà sono gli oggetti attorno a te, il suolo o il pavimento sotto di te, l’aria che ti circonda e che respiri, la luce che fluisce attorno a te, è la pelle che ti separa dal resto dell’esistente, la carne che ti compone, e via dicendo.
La realtà è l’ambiente, il substrato, la struttura che ti circonda e ti pervade nelle sue mille forme, visibili e invisibili.
La percezione non è la realtà
Tutti gli organismi viventi percepiscono la realtà attraverso i propri sensi, noi attraverso i nostri nove e più sensi, ma quello che percepiamo è la traduzione di aspetti della realtà in impulsi elettrici che inviamo al cervello che a sua volta li scompone, analizza, interpreta, compara, comprende, eccetera.
E questa breve descrizione è solo una semplificazione del processo di percezione e comprensione della realtà.
Quando tu vedi un oggetto, attraverso i tuoi occhi percepisci una porzione specifica della luce riflessa dalla superficie dell’oggetto. Gli occhi traducono lo stimolo luminoso in segnali elettrici e li inviano al cervello, anzi in varie parti del cervello, per essere elaborati in diversi modi, interpretati, memorizzati, etichettati e altro ancora.
La realtà è l’oggetto, ma noi ne percepiamo solo uno o pochi tratti, perché:
- un apparato sensoriale è in grado di percepire solo una parte delle caratteristiche dell’oggetto, per esempio la vista ci restituisce l’aspetto, la posizione e il movimento, ecc;
- l’apparato sensoriale ha una capacità di percezione limitata, per esempio gli occhi vengono stimolati solo da un piccolo intervallo di frequenze luminose, l’udito è in grado di cogliere solo un piccolo intervallo di frequenze e intensità sonore,
- gli impulsi elettrici vengono elaborati dal cervello in modo parziale e limitato per scopi precisi, per esempio per comprendere se l’oggetto si muove e quanto si muove, quanto è grande e quanto è lontano, eccetera, per capire se l’oggetto è una minaccia, se è vivo o inanimato, eccetera;
- siamo predisposti a semplificare le nostre interazioni con la realtà per ridurre il costo energetico necessario, quindi la prima volta che vediamo un luogo, un oggetto, una creatura la esaminiamo al massimo delle nostre capacità, o così dovrebbe essere, ma una volta che l’abbiamo esaminato e interpretato, lo “etichettato” cioè creiamo delle “scorciatoie” per semplificarci la vita, per evitare di ripetere ogni volta l’intero precesso.
Già la seconda volta tendiamo a vedere meno dell’oggetto a cui abbiamo assegnato un’etichetta, una valutazione, un giudizio, un commento, eccetera. E le volte successive? Lo stimolo continua ad arrivare dai nostri sensi, ma noi smettiamo di vedere l’oggetto per come è, lo riconosciamo, ma gli prestiamo poca attenzione.
E per adesso parliamo di oggetti vicini di cui possiamo avere esperienza diretta con i nostri sensi.
La realtà è molto di più del simulacro mentale
Quindi non solo la realtà dell’oggetto la percepiamo in modo limitato, manipolato e interpretato dalle strutture della nostra mente, ma in modo naturale la nostra mente costruisce “simulacri” della realtà che ne facilitano il riconoscimento, la comprensione e le interazioni.
Un simulacro fatto di etichette, scorciatoie, semplificazioni, interpretazioni e perfino da ricordi ed emozioni, ma anche credenze e menzogne. E questo significa che possiamo costruire simulacri che non corrispondono all’oggetto reale, che possono avere anche caratteristiche opposte o del tutto inventate.
Per esempio, possiamo considerare l’oggetto fragile perché lo abbiamo visto rotto, oppure pericoloso per associazione con l’aspetto di altri oggetti, o prezioso perché così ci è stato detto.
Questi simulacri sono soluzioni efficaci ed efficienti per gestire la realtà e sono il risultato della nostra natura, dei nostri limiti, delle nostre capacità e della nostra evoluzione. Se così non fosse non li useremmo.
Il problema sorge quando non comprendiamo o ci dimentichiamo che:
- i simulacri non sono la realtà, ma la nostra interpretazione della realtà,
- maggiore è la nostra esperienza della realtà, la nostra interazione con l’oggetto, più il simulacro sarà vicino alla realtà,
- i simulacri dipendono dalle nostre esperienze passate, dalla nostra cultura e dalle nostre capacità.
Quindi i simulacri non sono la realtà, così come uno schizzo a matita non è la cappella sistina.
E se l’oggetto è lontano?
Le cose diventano ancora più complicate quando la realtà non è raggiungibile direttamente dai nostri sensi, ma è oltre i nostri sensi.
Se vogliamo conoscere la realtà oltre l’orizzonte, dobbiamo raggiungere e oltrepassare l’orizzonte e farne esperienza diretta. Ma come sappiamo entrambi, non abbiamo tempo sufficiente per conoscere ogni aspetto della realtà come dovremmo. La maggior parte della realtà la conosciamo attraverso un tramite.
Quale tramite?
Questo tramite può essere un mezzo, uno strumento che ci mostra in tempo reale o in differita un aspetto della realtà, come la visione del giardino dietro casa tramite il sistema video di sorveglianza, o una spiaggia della costa campana tramite la webcam online aperta a tutti, o le registrazioni video o audio raccolte tramite cellulare e condivise.
Ma il tramite più comune è la condivisione della realtà da parte di un altro essere umano ha avuto esperienza diretta e indiretta di un aspetto della realtà e ce lo descrive.
Mi riferisco per esempio alle lezioni scolastiche, come ai giornali, alle trasmissioni televisive o radiofoniche, a quasi tutta la produzione dei media mainstream, come al racconto che gli amici ci fanno dei loro viaggi o delle vacanze.
In concreto tu conosci una piccolissima parte della realtà.
La maggior parte della realtà non la conosci affatto, perché non puoi raggiungerla, per esempio non puoi andare su altri pianeti. Mentre la maggior parte della realtà conosciuta dall’uomo non la conosci direttamente, ma attraverso la comunicazione con i nostri simili, diretta o indiretta.
Questo però ci porta ad altre considerazioni piuttosto significative:
- il nostro interlocutore che racconta la realtà che non conosciamo, di solito ci racconta il simulacro che ha costruito su quell’aspetto della realtà, o se ci va bene una via di mezzo tra la realtà da lui percepita, in modo limitato, manipolato e interpretato, e il simulacro che ci ha costruito sopra;
- l’interlocutore condivide tutto questo tramite la comunicazione, un processo complesso che non garantisce la trasmissione completa e corretta delle informazioni, anzi che di solito comporta errori, distorsioni e interpretazioni;
- l’interlocutore può manipolare l’informazione comunicata sulla realtà per i propri interessi personali, per manipolare la nostra visione della realtà e quindi le nostre scelte e il nostro comportamento. L’uomo mente ai propri simili (e anche a se stesso).
Conclusioni
Quindi quella che pensiamo sia la realtà non lo è affatto.
Noi abbiamo una visione limitata e distorta della realtà di cui abbiamo esperienza diretta. E questa è solo una piccola porzione della realtà. Di tutta la realtà che il genere umano conosce e di cui non abbiamo esperienza diretta, abbiamo una percezione e una comprensione ancora più limitata e distorta, perché comunicare è complesso e perché mentiamo costantemente sulla realtà
Naturalmente parleremo di tutto questo in altri post, della comunicazione e della nostra attitudine alla menzogna.
Nel frattempo ti invito a rileggere il post per comprendere fino in fondo come noi percepiamo la realtà. Se hai qualcosa da aggiungere o se non sei d’accordo con quello che ho scritto, ti invito a lasciare un commento o a scrivermi direttamente.
Se già sei consapevole di tutto questo, bene, ti aspetto al prossimo post.
Ciao