La realtà e i mondi in cui viviamo

La realtà e i mondi in cui viviamo

3 Luglio 2017 0 Di Pier

Cos’è la realtà?

Forse non c’è domanda più semplice e allo stesso più complessa, vero?

Sai perché? Perché confondiamo la realtà con il mondo in cui viviamo. Anche se dovrei dire “con le visioni del mondo in cui viviamo”. E dovrei anche aggiungere che raramente viviamo in un solo mondo.

La realtà è qui e ora, è il luogo e il tempo in cui viviamo, la realtà è fatta di cose, persone, energia, cose concrete della stessa materia di cui siamo fatti noi. Una delle principali caratteristiche della realtà è la concretezza, come la solidità della pietra, la fluidità dell’acqua, il gelo del vuoto e il morso affilato di una lama o di un bordo.

Riconoscere la realtà è semplice, basta toccarla, fermarsi abbastanza per colpirla abbastanza forte. La realtà è fatta di oggetti, forze ed energia.

Un altro aspetto della realtà è l’inesorabilità: se non mangi muori, se ti ferisci soffri, se non ti curi muori, se non bevi muori, se colpisci abbastanza forte una superficie ti ferisci o muori, il fuoco brucia e uccide, il vuoto uccide, il troppo freddo o il troppo caldo uccide, sostanze velenose uccidono, sostanze inquinanti tossiche uccidono lentamente. Potremmo continuare a lungo, ma penso che sia abbastanza chiaro a entrambi cosa sia la realtà.

I mondi umani sono invece fatti di eventi e di rapporti umani. No, è così. Pensaci.

Noi esseri umani non vediamo la realtà per quella che è, la viviamo attraverso le limitazioni dei nostri sensi, ma a piccole porzioni alla volta e sempre attraverso una serie di filtri e di semplificazioni che ce la rendono più comprensibile e gestibile. Quello che vediamo della realtà è sempre e solo l’interpretazione che il cervello da delle informazioni che arrivano attraverso i nostri sensi.

Siamo fatti così, i nostri sensi e il nostro cervello si sono sviluppati privilegiando le caratteristiche che ci rendono maggiormente in grado di affrontare la realtà. Così anche quando la realtà è semplice e brutale, raramente la vediamo per quella che è, ma tendiamo a correlarla, a darne interpretazioni, a vederla sotto punti di vista diversi che possono moltiplicarsi in presenza dei nostri simili, quindi dell’incessante comunicazione sociale.

Noi viviamo in un mondo che chiamiamo lavoro, in un altro che chiamiamo famiglia e altri che chiamiamo amici, parenti, chiesa, compagni di scuola, eccetera. Ogni mondo è una visione personale di una porzione della realtà in cui interagiamo con un gruppo di nostri simili.

Pensa al lavoro o alla scuola che frequenti. Ci vai quasi ogni giorno, fai attività in gran parte ripetitive, interagisci con altri esseri umani per uno o più scopi comuni, motivato da ragioni sociali o personali. Vai a scuola, hai sempre a che fare con un gruppo di tuoi coetanei e un gruppo di professori con cui fai miriadi di attività con lo scopo di apprendere, di socializzare, di conformarti alla struttura sociale dominante. Vai al lavoro, se sei fortunato è un lavoro che ti piace, hai a che fare con pochi o molti colleghi, clienti e fornitori, con lo scopo di guadagnare o far guadagnare la tua azienda.

In entrambe le situazioni ti adegui alla visione comune, una visione distorta della realtà, un mondo definito dal gruppo sociale di cui fai parte con confini fisici e mentali definiti, in cui è più importante la rete di relazioni e la comunicazione tra individui piuttosto che la realtà concreta delle cose, che sfuma, diventa di contorno, lo sfondo davanti al quale viviamo porzioni importanti della nostra giornata, della nostra vita.

Ma è veramente la realtà quella in cui viviamo?

No, viviamo in mondi costruiti su porzioni di realtà e il modo con cui vediamo le cose, vediamo gli altri, perfino il nome che diamo alle cose produce una distorsione nella nostra visione.

A voler essere precisi non è solo una questione di interpretazione del flusso sensoriale, ma dipende anche da emozioni e sentimenti, dalla nostra cultura, dalla conoscenza dei mille diversi aspetti della realtà, fino a come i flussi informativi, dei media, sociali, modellano la nostra visione generale. Del mondo e talvolta della realtà. Quindi a seconda dei significati diamo agli eventi e alle intenzioni delle azioni umane e non, la nostra visione della realtà e quindi il nostro mondo cambiano.

Raramente vediamo la realtà per quello che è, semplice, limpida e brutale, mentre siamo sintonizzati costantemente su uno o un altro dei mondi in cui viviamo la nostra vita. Indossiamo le maschere, i ruoli e le divise come le convenzioni sociali ci hanno insegnato a fare, comunichiamo continuamente coi nostri simili nei limiti delle convenzioni del gruppo, ci focalizziamo e spendiamo le nostre energie per scopi, obiettivi e desideri che la società e i media ci hanno insegnato a volere.

Non è così male in fondo, anche se non riuscire a vedere la realtà per quello che è viene di solito considerata una patologia mentale, che un tempo veniva curata con farmaci o peggio. Al giorno d’oggi l’incapacità di vedere la realtà è voluta da chi comanda per ovvie ragioni, soprattutto perché vedere la realtà per quello che è permette anche di riconoscere i mondi in cui viviamo per quello che sono, con le loro lacune e i loro inganni e ci rende meno manipolabili.

Punti di vista diversi danno una maggiore ampiezza e profondità di campo visivo, cioè una maggiore consapevolezza e comprensione di quello che osserviamo. Per questo il mio ovvio consiglio è cercare di vedere la realtà oltre i nostri mondi, oltre la vita quotidiana, la famiglia, il lavoro, la chiesa, il partito, il circolo e tutto quello che noi chiamiamo vita.

La realtà insegna a modo suo, ma soprattutto offre una visione unica di noi stessi, della nostra vita e della nostra società.

Come possiamo vedere la realtà per quello che è?

È piuttosto facile, ma un argomento che approfondiremo in un altro post.

Per stasera finiamo qui

A presto ;D