LA MENTE UMANA – Attenzione e concentrazione
Stasera parliamo una volta ancora dell’attenzione, la capacità della mente di mettere a fuoco un particolare stimolo, percezione o evento. Ricordi? Ne abbiamo parlato più volte da punti di vista diversi.
Nel post “Il flusso”, abbiamo visto come ogni singolo istante il mondo ci inonda con un flusso continuo di stimoli sensoriali ma la nostra mente cosciente ne percepisce solo una piccola parte, la maggior parte lo ignora, lo delega all’inconscio, perché non ha il tempo per considerare e valutare una a una tutte le informazioni che la raggiungono.
Nel post “Come funziona l’attenzione?”, abbiamo parlato dell’attenzione inconsapevole e abbiamo visto come l’attenzione è la messa a fuoco della mente su un particolare stimolo sensoriale, la temporanea importanza che la nostra mente dedica a una certa percezione.
Nel post “Metti a fuoco la vita”, abbiamo studiato la focalizzazione mentale e abbiamo visto che il focus è ciò su cui ci concentriamo, su cui focalizziamo la nostra attenzione, è ciò che determina l’esperienza della nostra vita perché determina la nostra realtà.
Stasera voglio attirare la tua attenzione (appunto) su un aspetto della focalizzazione mentale, la sua capacità di filtrare il flusso sensoriale. Ciò a cui prestiamo attenzione diventa la nostra realtà, ma cosa succede a ciò a cui non prestiamo attenzione?
L’attenzione agisce come un filtro che incanala le risorse mentali verso una porzione più o meno piccola della realtà, per esempio un evento che accade davanti a noi, oppure il discorso tra due persone poco lontane.
Ma cosa succede quanto concentriamo la nostra attenzione?
Quando l’attenzione viene usata in modo attivo su una porzione ridotta della realtà diventa concentrazione e dimostra di poter dirigere gran parte delle risorse mentali solo sul compito che stiamo svolgendo. Per esempio, abbiamo perso le chiavi e le cerchiamo tra l’erba, rivolgiamo tutta la nostra attenzione al compito perché la perdita comporterebbe un costo e noie notevoli, quindi concentriamo la nostra mente sulla ricerca focalizzando sulla ricerca di oggetti di colore argenteo e su riflessi metallici. Mentre lo facciamo la nostra concentrazione è tale che non solo non facciamo caso a quello che ci avviene attorno, ma non notiamo, anzi non vediamo proprio oggetti che ci passano davanti che non possiedono le caratteristiche che stiamo cercando.
Questo fenomeno viene chiamato dagli psicologi cecità da inattenzione ed è maggiore quanto più concentriamo l’attenzione e tanto più ci sforziamo di ignorare ogni possibile distrazione. E’ stato studiato a lungo e dimostrato attraverso molti esperimenti, tra cui il famoso video di giocatori di basket tra cui a un certo punto compare un gorilla che balla. Normalmente è impossibile non notare un gorilla che balla tra giocatori di basket, ma se i soggetti del test si concentrano molto, per esempio nel contare i passaggi effettuati da una squadra, arrivano appunto a non vedere anche gli eventi più evidenti.
Come funziona e perché avviene?
Nell’esperimento citato sopra, la cecità è dovuta al limite della memoria a breve termine, che può conservare una quantità limitata di informazioni. Questa può essere ampliata grazie a piccoli trucchi, come per esempio ripetere più volte la stessa parola, o attraverso l’addestramento, ma quando il compito su cui ci concentriamo è abbastanza difficile da raggiungere il limite della memoria a breve termine, allora entra in gioco l’attenzione. Concentrandoci attiviamo tutta una serie di meccanismi mentali e cerebrali attraverso i quali diamo la priorità all’elaborazione di un determinato stimolo e più ci impegniamo nell’ignorare ogni possibile distrazione, più riusciamo a eliminare l’elaborazione e la conservazioni di informazioni in quel momento inutili.
Quello che accade è che concentrando l’attenzione selezioniamo in ogni istante gli stimoli sensoriali su cui lavorare e quelli da ignorare, applicando uno schema di priorità che abbiamo scelto in anticipo. Questo non funziona in modo efficace per gli stimoli simili a quello su cui siamo concentrati, o viceversa per stimoli sensoriali estranei che attivano meccanismi primari come quelli di autodifesa.
Questo dimostra quanto potente ed efficace sia l’azione dell’attenzione sulla nostra percezione. Talmente potente da arrivare a cancellare completamente la maggior parte del flusso sensoriale che riceviamo, arrivando perfino a smorzare stimoli intensi e prioritari come il dolore.
Parleremo ancora dell’attenzione e della concentrazione nei post futuri, ma per stasera ci fermiamo qui. Ti lascio con una domanda interessante: quale limite ha la nostra concentrazione? Quanto intensamente possiamo concentrarci? La risposta non è così banale, te l’assicuro.
Grazie dell’attenzione e a presto ;D
Qui puoi trovare gli altri post della rubrica.
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