LA MENTE UMANA – andare in profondità
Uno degli aspetti più interessanti del nostro senso primario, la vista, è la capacità di riconoscere la profondità. Ne abbiamo accennato in “I sette sensi -1” e in “I segreti della vista” e stasera approfondiamo la questione.
La profondità visiva ha un importanza cruciale in quanto ci permette di “orientarci” nel nostro mondo tridimensionale, ma non dipende solo dalla visione binoculare (cioè dalla visione contemporanea dei due occhi) come la maggior parte delle persone crede. Nella realtà il cervello va molto oltre: esamina le immagini che riceve dalla retina e identifica tutti gli “indicatori di profondità” in esse presenti. Gli indicatori sono una ventina e raramente ci accorgiamo di essi, se non in presenza di illusioni prospettiche che ne sfruttano appunto le caratteristiche.
Possiamo raccogliere questi indicatori in cinque categorie:
Indicatori binoculari : grazie alla visione dei due occhi il nostro cervello percepisce la profondità attraverso il confronto delle differenze di angolazione nelle immagini dei singoli occhi. La profondità stereoscopica e la convergenza oculare sono gli indicatori più importanti e lo puoi verificare provando a giocare a ping pong, pallavolo, tennis o calcio con un occhio chiuso. D’altra parte la perdita della capacità di un occhio non cancella del tutto la nostra capacità di vedere la profondità del mondo grazie agli indicatori monoculari seguenti.
Indicatori di prospettiva : la forma di una scena (esterno, interno, città, campagna), le linee prospettiche (per esempio, gli angoli di una stanza o di un edificio) o il cambiamento di dimensioni degli oggetti che conosciamo (es: le piastrelle del pavimento) ci permettono di valutare la profondità degli oggetti presenti. In particolare, quando conosciamo le dimensioni degli oggetti, il cervello riesce a valutarne la distanza dalla differenza delle dimensioni, ma questo non avviene se non abbiamo esperienza diretta delle dimensioni dell’oggetto.
Indicatori di messa a fuoco : nell’ambiente naturale il cervello valuta la distanza degli oggetti tenendo conto dei fenomeni atmosferici (es: la foschia) e dei limiti della messa a fuoco dei nostri occhi (mettiamo a fuoco bene gli oggetti vicini e peggio quelli lontani). In sostanza gli oggetti lontani ci appaiono sbiaditi per la polvere o l’acqua sospesa nell’aria tra l’oggetto e noi, o indistinti perché sono oltre la capacità di messa a fuoco del nostro occhio e questo ci aiuta a definirne la distanza.
Indicatori di occlusione : il cervello riconosce quando una sagoma ne copre un’altra e sa che la prima è più vicina della seconda; inoltre è anche capace di riconoscere e “leggere” le ombre degli oggetti valutandone in questo modo la profondità.
Indicatori di movimento : quando muovi la testa, gli oggetti che vedi si muovono a velocità relative diverse a seconda della distanza. Il cervello lo sa e sa identificare la distanza relativa degli oggetti.
In poche righe abbiamo riassunto i principali stimoli che il cervello interpreta dalle immagini che riceve dagli occhi per poter determinare la profondità della visione, ma ognuno di questi meriterebbe un approfondimento specifico. La selezione naturale ha portato a uno sviluppo particolare del senso della vista, o sarebbe meglio dire a uno sviluppo particolare del cervello per elaborare le immagini che vediamo e trarne tutte le informazioni possibili che ci servono per sopravvivere nel nostro ambiente.
Affascinante non credi?
Penso valga la pena approfondire l’argomento, in futuro, almeno degli indicatori più importanti. Per stasera è tutto.
A presto ;D
Salve a tutti , ho trovato quanto sopra trattato , fra uno degli argomenti più idonei per “agganciarmi” con una domanda che mi assilla da un certo tempo.
Quando guardiamo la televisione , una foto , oppure andiamo al cinema stiamo guardando qualcosa di piatto grazie al quale viene proposta un’immagine o video che possono di fatto riprodurre situazioni reali .. un paesaggio , un volto ..ecc. ecc. ; ora , secondo voi , durante queste esperienze noi percepiamo la profondità nella stessa maniera e con la stessa intensità di come se fossero “reali” ? , e se si , non è forse un tipo di profndità di natura diversa da quella reale dato che di fatto su uno schermo o una foto la profondità viene di fatto azzerata? ,
Stefano,
Ciao, provo a rispondere.
In primo luogo, le immagini bidimensionali siano essere ferme o in scorrimento seguono gli stessi principi e la mente utilizza gli stessi indicatori esposti nel post. In secondo luogo per quanto la visione binoculare è fondamentale nella percezione della profondità, non dobbiamo dimenticare che la mente si appoggia nella percezione della profondità a numerosi altri indicatori e che in sostanza la nostra visione è la somma di due immagini bidimensionali. Quindi la mente percepisce la profondità nello stesso modo che guardi un paesaggio vero o alla tv.
Per quanto riguarda la foto, abbiamo una immagine fissa che in quanto tale non permette alla mente di sfruttare gli indicatori di profondità legati al movimento, ma se la qualità e la definizione dell’immagine è molto elevata ci offre una buona alternativa alla realtà.
Se prendiamo le immagini offerte dal cinema o di una tv di ultima generazione con definizione molto elevata e una qualità di immagine eccezionale, allora l’esperienza è molto vicina a quella reale anche senza la componente binoculare. I film 3D e le nuove tecnologie a tre dimensioni delle tv fanno un ulteriore passo avanti. Per ora siamo ancora in grado di riconoscere la realtà dalle immagini in scorrimento della tv, ma posso facilmente preannunciare che con i progressi della tecnologia sarà sempre più difficile distinguere le due cose.
.. grazie per la risposta , è stata molto esaustiva 🙂