LA MENTE UMANA – Ai limiti dell’attenzione

3 Maggio 2012 0 Di Pier

Stasera ti propongo un passo ulteriore nella comprensione dell’attenzione, la capacità della mente di mettere a fuoco un particolare stimolo, percezione o evento.

Ricordi?

Nel post “Il flusso”, abbiamo visto come ogni singolo istante il mondo ci inonda con un flusso continuo di stimoli sensoriali ma la nostra mente cosciente ne percepisce solo una piccola parte, la maggior parte lo ignora, lo delega all’inconscio, perché non ha il tempo per considerare e valutare una a una tutte le informazioni che la raggiungono.

Nel post “Come funziona l’attenzione?”, abbiamo parlato dell’attenzione inconsapevole e abbiamo visto come l’attenzione è la messa a fuoco della mente su un particolare stimolo sensoriale, la temporanea importanza che la nostra mente dedica a una certa percezione.

Nel post “Metti a fuoco la vita”, abbiamo studiato la focalizzazione mentale e abbiamo visto che il focus è ciò su cui ci concentriamo, su cui focalizziamo la nostra attenzione, è ciò che determina l’esperienza della nostra vita perché determina la nostra realtà.

Nel post “Attenzione e concentrazione”, abbiamo compreso come l’attenzione agisca come un filtro che incanala le risorse mentali verso una porzione della realtà e più è complesso l’oggetto della nostra attenzione o il compito su cui ci concentriamo più è facile che la nostra mente sia costretta ad attivare tutta una serie di meccanismi mentali e cerebrali attraverso i quali diamo la priorità all’elaborazione di un determinato stimolo, arrivando a selezionare in ogni istante le informazioni sensoriali su cui lavorare e quelle da ignorare.

Ma in pratica, come avviene tutto questo?

Possiamo comprenderlo meglio osservando come l’attenzione si comporta durante il monitoraggio di oggetti multipli, cioè quando cerchiamo di seguire alcuni di un gruppo di diversi oggetti in movimento. Per esempio quando cerchiamo di seguire il movimento di alcune delle palle in movimento su un biliardo. Oppure alcuni di diversi giocatori durante una partita di rugby. O in certi videogiochi a scorrimento cerchiamo di tenere sotto controllo diverso degli oggetti che attraversano lo schermo per non essere eliminati. Oppure quando veniamo sottoposti a test visivi specifici dove cerchiamo di seguire su un video alcune palline tra molte che possono passare dietro a ostali evidenti o nascosti.

Se proviamo a fare questo in modo consapevole, su gruppi di oggetti o immagini diversi, ci rendiamo facilmente conto di come l’attenzione può essere assegnata in modo flessibile, cioè possiamo decidere di “seguire” certi colori, forme o movimenti (per esempio, rimbalzi) e nello stesso modo possiamo decidere di ignorare gli stimoli relativi ad altri colori, forme, eccetera. Per esempio possiamo seguire i giocatori con la maglia bianca e non quelli con la maglia a strisce, piuttosto che le palle bicolori invece che le palle di un solo colore.

Quando cerchiamo di seguire le palle sul panno verde del biliardo, per esempio quelle di un certo colore, diciamo almeno quattro, il nostro cervello assegna una maggiore quantità di “tempo di elaborazione” a quegli oggetti e di solito abbiamo l’impressione che la nostra vista migliori e percepiamo gli oggetti come diversi dagli altri anche se sono dello stesso colore.

Come funziona?

Per farlo il nostro cervello crea un “indice” temporaneo, cioè crea un’etichetta e l’assegna all’oggetto da seguire. Più o meno è come se seguissi con le dita l’oggetto in questione solo che a farlo è la nostra mente focalizzata su di esso. Tutto ciò richiede uno sforzo, per questo appena possibile recuperiamo l’attenzione assegnata, per esempio se l’oggetto esce dal nostro campo visivo. D’altra parte questo schema di “rilascio” dell’attenzione è troppo semplice e aggiungerei pericoloso per un mammifero minacciato da un predatore.

Cosa credi accadrebbe se un felino si nascondesse nell’erba alta e per questo noi smettessimo di seguirlo?

L’evoluzione ha reso in grado la nostra mente di riconoscere gli ostacoli e i movimenti interattivi con essi. Cioè riusciamo a capire quando un oggetto scivola oltre un ostacolo o un altro oggetto, dal modo con cui la sua forma scompare alla vista e per questo continuiamo a seguirla con la mente, cioè aspettiamo che ricompaia. Mentre se l’oggetto si rimpicciolisce, deduciamo che si stia allontanando e viceversa.

Una volta liberata l’attenzione è disponibile e se necessario viene prontamente usata su altro o ridistribuita sugli altri oggetti che si stanno seguendo. Meno oggetti stiamo seguendo, più facilmente possiamo seguirli, più oggetti dobbiamo seguire, maggiore sarà la concentrazione e lo sforzo necessario per farlo e minore sarà l’attenzione per tutto il resto, fino ad una vera e propria “cecità”. Fino ai limiti della nostra mente. In realtà l’attenzione può essere migliorata attraverso l’uso e l’addestramento, come un muscolo.

Per stasera ci fermiamo qui, ma approfondiremo ancora l’argomento, perché l’attenzione è un aspetto chiave della nostra vita, in quanto determina la nostra percezione della realtà e indirettamente la qualità della nostra vita.

Grazie dell’attenzione e a presto ;D

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