IL REFERENDUM TRADITO
Ricordi quello che abbiamo detto dopo il referendum?
Nel post “E dopo il referendum?” si diceva: “Possiamo aspettarci che chi era “interessato” alla privatizzazione dell’acqua non desisterà affatto dalle sue mire.”Mentre nel post “E il referendum?” abbiamo visto come gli speculatori non vogliono perdere l’affare dei servizi locali e spingono la classe politica ad affossare i risultati referendari.
Cos’è successo?
Dopo meno di sei mesi, abbiamo visto una serie di azioni o tentativi della politica nazionale e locale proprio in questo senso. Vediamo i più eclatanti:
Nella manovra dello scorso agosto, approfittando dell’emergenza finanziaria, il governo ha inserito la stessa norma abrogata dal referendum, l’articolo 23bis del decreto Ronchi che obbligava a mettere a gara la gestione dei servizi pubblici locali. Per il caso in particolare vedi il post precedente (qui).
Nella legge di stabilità, si è stabilito inoltre che i sindaci che non metteranno a gara i servizi pubblici locali entro il marzo 2012 potranno essere commissariati o destituiti.
In provincia di Cremona, la conferenza dei sindaci dell’Ato, l’autorità d’ambito, era intenzionata ad affidare il servizio idrico a una società mista pubblico-privata, ma la mobilitazione dei comitati per l’acqua pubblica ha fatto saltare l’incontro. Secondo te non ci riproveranno?
A Torino, la giunta del nuovo sindaco Piero Fassino ha deliberato la privatizzazione delle aziende dei rifiuti e dei trasporti pubblici locali, nonostante l’apparente sostegno del Pd al referendum (successivo ai risultati).
Viceversa, ben pochi si sono mossi finora per rendere nuovamente pubblici gli enti locali privatizzati, come decretato dal referendum. Sostanzialmente è accaduto a Napoli, con la giunta del sindaco De Magistris. E altrettanto pochi sono coloro che hanno deciso sull’abrogazione del 7% di “remunerazione garantita del capitale investito” presente tuttora nelle tariffe del servizio idrico e cancellata dal referendum. A Firenze è stata almeno approvata la mozione di adeguamento delle tariffe.
Come vedi, non solo la volontà popolare non viene rispettata, ma continuano illecitamente a chiederci una tassa non più dovuta.
I comitati dell’acqua non si sono fermati con il referendum, al contrario oggi sono scesi in piazza a Roma per manifestare proprio contro quello che sta succedendo e per lanciare la campagna di “obbedienza civile”, per esigere da subito l’eliminazione delle tariffe della parte relativa ai profitti garantiti.
Qui trovi l’articolo del Fatto Quotidiano, qui quello di Peace Reporter, qui l’intervista a uno dei leader dei movimenti, qui il sito del forum italiano dei movimenti per l’acqua.
Prima di lasciarti una semplice domanda fondamentale: perché lo fanno?
Lo scopo di speculatori e classe politica è sempre e solo quello di fare soldi a spese della collettività, cioè di tutti noi.
Quindi è opportuno per ognuno di noi, per te come per me, non subire passivamente quello che vogliono imporci, ma mantenerci informati, dare sostegno ai movimenti per l’acqua e se necessario far sentire forte la nostra voce.
L’alternativa sarebbe la privatizzazione dei servizi, cioè aumenti sicuri delle tariffe e probabili peggioramenti dei servizi.
Grazie dell’attenzione e a presto ;D
[…] post precedente, “Il referendum tradito”, cercavo di fare il punto sul manifesto tentativo della classe politica e degli speculatori di […]
[…] precedenti post, Il referendum tradito 1 e 2, abbiamo visto come il risultato eclatante del referendum sull’acqua e i servizi pubblici […]
[…] in diversi casi la politica locale aveva continuato imperterrita a privatizzare (vedi post “Il referendum tradito 1”), il Fatto Quotidiano aveva scoperto che i gestori privati dell’acqua si erano fatti dare […]
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