Cos'è il COACHING?

4 Giugno 2011 0 Di Pier

In questi giorni alcuni lettori del blog mi hanno interpellato sul coaching, chi per chiedermi spiegazioni, chi letture, chi per offrirmi corsi (8D grazie). Così nasce questo post su “cos’è il coaching” e perché dovrebbe essere insegnato a scuola (come molte altre materie e argomenti, se me lo concedete).

“Il coaching è il processo attraverso il quale si aiutano le persone a raggiungere il massimo livello delle proprie capacità” (R.Dilts).

Di solito ritroviamo il termine “coach” usato nei film anglosassoni a tema sportivo a indicare l’allenatore della squadra, l’uomo che deve portare i giocatori a dare il meglio di sè fino alla vittoria. Il termine proviene dall’inglese, dalla parola “coche” che significa “carrozza”.

Il coach è in effetti un veicolo per ottenere una crescita interiore ed è un allenatore della mente con l’obiettivo di far diventare i suoi assistiti più consapevoli e di far loro sviluppare le proprie potenzialità, secondo alcuni è un facilitatore del cambiamento.

Molto più semplicemente il coach è una guida e il coaching sono le tecniche e gli strumenti che usa.

Il coaching nasce in America negli anni 80 e si diffonde in Europa negli anni 90, come nuova metodologia di formazione con l’obiettivo di fornire motivazione agli impiegati di medio e alto livello delle grandi aziende e in particolare ai commerciali nel conseguimento degli obiettivi professionali.

Da una parte c’è il coach, l’allenatore, dall’altra uno o più assistiti (coachee). Aldilà dell’obiettivo finale richiesto, l’obiettivo principale del coach è promuovere lo sviluppo della persona, la sua crescita interiore, perché è necessaria e preliminare alla crescita professionale (sportiva, imprenditoriale, lavorativa). Non ci può essere il secondo senza il primo, per questo vi invito a diffidare dei coach che si concentrano esclusivamente sul comportamento da assumere per ottenere risultati migliori.

Il coaching presuppone che il successo in qualunque attività è per la maggior parte determinato dalla componente psicologica e solo in minima parte dall’aspetto tecnico. Per questo il coaching lavora sulla psicologia dell’assistito, lo conduce a scoprire le proprie credenze e valori, le proprie regole di vita, i meccanismi della mente umana e dell’inconscio, sempre con l’intento di renderlo consapevole di se stesso e di innescare un processo di miglioramento. Questo di solito avviene attraverso l’osservazione e l’ascolto dell’assistito, lezioni mirate, feedback e l’applicazione di stimoli, in parte simile all’attività dello psicologo.

Il coaching propone punti di vista e prospettive costruttive, positive e rivolte al futuro. Invita a concentrare l’attenzione agli obiettivi e ai risultati, sostiene che non esistono fallimenti ma risultati, che siamo noi a creare la nostra realtà, che disponiamo delle risorse che ci servono, e molto altro ancora.

Fondamentale è la costruzione del rapporto tra coach e assistito, per questo spesso il coach usa spesso tecniche prese dalla PNL. Attenzione il coaching non è la PNL (programmazione neuro linguistica, ne parleremo molto presto), l’uno e l’altro partono dalla psicologia e hanno molte cose in comune, per questo spesso il coach usa la PNL per i suoi scopi.

Un altro dei presupposti fondamentali del coaching è che l’assistito ha tutte le risposte, mentre compito del coach è porre le domande giuste. E’ l’assistito il protagonista nel cammino di crescita personale e il ruolo del coach non è dare giudizi o consigli, ma porre domande calibrate ed esempi pratici. Le domande controllano il fuoco dell’attenzione ed è attraverso loro che il coach guida il suo assistito.

Il coach non è un campione sportivo, non è più bravo di te, non è un esperto nel tuo lavoro o altro. Il coach è qualcuno che ha già compiuto il percorso di crescita attraverso cui ti conduce.

Se sei interessato, puoi approfondire l’argomento, ecco alcuni classici sul coaching:

“Come ottenere il meglio da sè e dagli altri” di Anthony Robbins (qui)

“Come migliorare il proprio stato mentale fisico e finanziario” di Anthony Robbins (qui)

“Come vincere lo stress e cominciare a vivere” di Dale Carnegie (qui)

“Come godersi la vita e lavorare meglio” sempre di Dale Carnegie (qui)

“Leader di te stesso” di Roberto Re (qui)

“L’arte di vivere consapevolmente” di Nathaniel Branden (qui)

“I sei pilastri dell’autostima” sempre di Nathaniel Branden (qui)

“Il tempo per cambiare” di Richard Bandler (qui)

“Le vostre zone erronee” di Wayne W. Dyer (qui)

Ricorda che non è importante la quantità, ma la qualità delle letture, quindi scegli con attenzione le tue letture.

Prima di chiudere devo sottolineare che interessarsi al coaching significa di solito iniziare quel percorso di crescita di cui abbbiamo parlato. Questo non è un avvertimento, quanto piuttosto un invito.

Non è mai troppo tardi per cominciare, no? 

A presto ;D