
LA MENTE UMANA – Come funziona l’attenzione 2
Buonasera a te. Oggi ti propongo un altra caratteristica dell’attenzione, la capacità della mente di mettere a fuoco un particolare stimolo, percezione o evento. Ne abbiamo parlato più volte e da diversi punti di vista, ma c’è da dire ancora molto su questa nostra capacità, in parte conscia e in parte inconscia, e penso valga la pena farlo per l’importanza che riveste per la nostra vita. Proviamo a riassumere i punti salienti.
Cos’è l’attenzione?
Nel post “Il flusso”, abbiamo visto come in ogni singolo istante il mondo ci inonda con un flusso continuo di stimoli sensoriali, ma la nostra mente cosciente ne percepisce solo una piccola parte, la maggior parte lo ignora, lo delega all’inconscio, perché non ha il tempo per considerare e valutare una a una tutte le informazioni che la raggiungono.
Nel post “Come funziona l’attenzione?”, abbiamo parlato dell’attenzione inconsapevole e abbiamo visto come l’attenzione èhttp://scegli.wordpress.com/2011/08/24/la-mente-umana-–-come-funziona-lattenzione/la messa a fuoco della mente su un particolare stimolo sensoriale, la temporanea importanza che la nostra mente dedica a una certa percezione.
Nel post “Metti a fuoco la vita”, abbiamo studiato la focalizzazione mentale e abbiamo visto che il focus è ciò su cui ci concentriamo, su cui focalizziamo la nostra attenzione, è ciò che determina l’esperienza della nostra vita perché determina la nostra realtà.
Nel post “Attenzione e concentrazione”, abbiamo compreso come l’attenzione incanala le risorse mentali: più è complesso l’oggetto della nostra attenzione, più è facile che la nostra mente attivi una serie di meccanismi mentali con cui diamo priorità all’elaborazione di un determinato stimolo, arrivando a selezionare in ogni istante le informazioni sensoriali su cui lavorare e quelle da ignorare.
Nel post “Ai limiti dell’attenzione” abbiamo visto come viene distribuita l’attenzione e con quali limiti. L’attenzione può essere assegnata in modo flessibile, cioè possiamo decidere di “seguire” determinati colori, forme o movimenti e ignorare gli stimoli relativi ad altri colori, forme, eccetera. Per farlo il nostro cervello crea un’etichetta e l’assegna all’oggetto da seguire, più o meno come se lo seguissimo con le dita.
Nel post “Ai limiti dell’attenzione 2” abbiamo scoperto che l’attenzione è legata al luogo nello spazio su cui ci focalizziamo, cioè gestiamo meglio stimoli differenti che vengono dallo stesso luogo e con difficoltà quando vengono da luoghi diversi.
Nel post “L’attenzione e il guardare indietro” abbiamo visto cos’è l’inibizione di ritorno, cioè la tendenza a non tornare a focalizzare l’attenzione su un qualcosa che si è esaminato da poco. Il nostro cervello preferisce le novità e ha la tendenza a non guardarsi indietro, una strategia spesso efficace in molti aspetti della vita.
Come gestiamo l’attenzione?
Stasera parliamo invece di come la nostra capacità di focalizzare e distribuire l’attenzione si riduce quando notiamo un nuovo oggetto.
Come abbiamo visto nei precedenti post le nostre risorse mentali sono limitate, per questo focalizziamo su quello che è importante e ignoriamo quello che non lo è, in questo modo limitiamo gli input e rendiamo il flusso di informazioni più gestibile. Inoltre le nostre capacità di agire sono anche più limitate di quelle mentali, dopotutto abbiamo un solo corpo e riusciamo a svolgere un solo compito alla volta, e anche per questo tendiamo a focalizzare intensamente sull’azione e sugli eventi vicini.
Così, se focalizziamo troppo cancelliamo dalla nostra consapevolezza tutto il resto, d’altra parte se distribuiamo troppo la nostra attenzione anche in questo caso diventiamo poco consapevoli di quello che osserviamo. Per esempio, se cerchi qualcuno tra la folla, distribuisci la tua attenzione a tutti i volti che vedi, ma senza poter focalizzare e ricordare i particolari, finché non trovi il volto che stai cercando. Ti accorgi di lui perché la mente cerca e trova un numero sufficiente di corrispondenze. Mentre lo fa, per un breve lasso di tempo, circa mezzo secondo, le tue risorse verranno spese sul nuovo oggetto o soggetto, e la nostra capacità di “notare” si riduce notevolmente.
Per questo se siamo costretti a seguire una serie di oggetti, per esempio delle scritte su un cartellone luminoso, se queste vanno abbastanza veloci, non riusciremo a ricordare chiaramente le scritte successive a quelle su cui focalizziamo. Questo intervallo di cecità parziale è determinato dal sovraccarico mentale, dal picco di lavoro mentale che sottrae risorse all’attenzione, rendendo la focalizzazione più lenta e inaffidabile. Se invece le scritte scorrono allo stesso tempo, siamo in grado di vederle contemporaneamente, cioè distribuiamo la nostra attenzione su entrambe allo stesso tempo.
Concludendo, noi esseri umani non abbiamo abbastanza risorse mentali per percepire consapevolmente e in modo chiaro due oggetti in rapida successione.
Cosa ne pensi? Non lo trovi affascinante?
Anch’io. Grazie dell’attenzione e a presto ;D
Qui trovi gli altri post della rubrica
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