
Che succede sul fronte occidentale?
Sono mesi che annuso l’aria con il sospetto di una tempesta imminente. E non parlo del clima meteorologico, né del clima umano locale. Ci sono pochi soldi in giro, gente che perde il lavoro, tasse che crescono, aziende che non riescono ad andare avanti, facce preoccupate e facce nuove di molti colori che si affacciano alla ricerca di qualcosa che non è più qui. No, parlo del rumore dei media sempre più allineati all’agenda politica ed economica di coloro che stanno al timone dei grandi sistemi.
Dietro a slogan, distrazioni e propaganda, si percepisce un cambio di toni e di ritmo che svela cambiamenti in atto o imminenti sulle scene internazionali. Sono sempre più convinto che stiamo vivendo un momento di svolta della storia dell’occidente e della storia dell’uomo.
Negli Usa sono imminenti elezioni che basterebbero da sole per innervosire. Si affrontano i due peggiori candidati mai visti finora in un corpo a corpo nel fango senza esclusioni di colpi bassi. Quello che mi innervosisce non è la corruzione della Clinton, certificata dalle sue stesse mail, distribuite da Wikileaks, ma ottenute da chi? Non credo da un benefattore.
E non mi innervosisce neppure che Trump, martellato dai media occidentali tutti pro Clinton, sia un imprenditore capitalista senza scrupoli non diverso da molti altri, ma che è diventato il collettore dei voti di quell’America impoverita e senza futuro che non ha alcuna fiducia in una politica corrotta che pensa unicamente agli interessi di ricchi e corporation, quell’1% che controlla finanza e governi.
Quello che innervosisce è la consapevolezza che chiunque vinca non potrà che andare peggio, tra guerre promesse apertamente e una crisi economica che rischia di travolgere di nuovo l’occidente.
Perché l’economia Usa non è quella che ci vendono i media. È un anno ormai che si vedono i segni di un declino che le continue iniezioni di liquidità non fanno altro che ritardare, proprio perché destinate a banche e finanza, e non a chi più ne ha bisogno. Credo che entro 6 mesi circa l’economia Usa mostrerà il suo reale stato. E se gli Usa vanno in recessione il mondo non ne uscirà indenne, in un modo o nell’altro.
In primo luogo non ne uscirà indenne l’Europa, nè l’Italia. Anzi l’Italia subirà gli sconvolgimenti due volte, sia come vassalli degli Usa, sia come parte debole dell’unione europea. Un’unione che non è in grado di sostenere un altro shock esterno senza andare in pezzi, perché quest’Europa è solo un agglomerato di nazioni in competizione legate da una moneta e sottomesse da una Germania che per proteggere i propri interessi ha massacrato il popolo greco e ci sta spingendo verso la più grave crisi mai vista.
In realtà è sbagliato additare lo stato “Germania” come responsabile delle scelte di una politica guidata dalle stesse minoranze di imprenditori, ricchi e potenti. Se andiamo a vedere più da vicino, la popolazione tedesca non si trova in condizioni tanto migliori delle nostre. Perché la crisi Europea non è un conflitto di nazioni, no, è un conflitto di classe, tra ricchi capitalisti e lavoratori.
È l’esperimento fallito di minoranze che per fare più profitto hanno deciso di schiacciare gli stipendi dei lavoratori, demolire il wellfare, appropriarsi dei servizi e dei beni pubblici degli stati socialisti europei. E come lo ha fatto? Attraverso la corruzione della politica e un’unione senza basi democratiche che si è impadronita della sovranità degli stati grazie a una moneta controllata da banchieri e regole che hanno diviso invece che unire.
Questa Europa si sta disgregando in fretta, come previsto da molti economisti e giornalisti non allineati, ma è anche parte della Nato. Come si muoverà di fronte ai nuovi conflitti che gli Usa stanno preparando?
Non è un caso che i rapporti Usa–Russia si siano tanto inaspriti nell’ultimo anno. Dopo un ventennio di rivoluzioni arancioni finanziate e promosse dagli Usa e di “conversioni” dei vertici di diversi stati della ex Unione sovietica (vedi Lettonia, Estonia, Lituania), l’Ucrania si è rivelata una sconfitta, anche per l’Europa.
Sul fronte medio – orientale, l’ennesima guerra per procura americana, la Siria, si è schiantata sul muro della decisione russa di non permettere la caduta dell’alleato. In pochi mesi, i russi hanno portato il conflitto siriano all’attenzione del mondo intero e mostrato come si combatte il terrorismo, svelando come dietro la propaganda gli Usa combattono il terrorismo a parole, mentre in realtà lo finanziano, lo provocano e lo usano per i propri scopi. Per fare guerra agli avversari, ma anche ai propri alleati.
Perché è dall’inizio del secolo che noi siamo coinvolti in guerre che paghiamo indirettamente senza renderci conto di quello che accade e di cosa il futuro ci riserva. Guerre politiche, guerre economiche, guerre di informazione e guerre militari, sul campo. Ma quest’anno il vento è cambiato, i vertici Usa parlano apertamente di guerra, accusano e minacciano, e Russia e Cina non sembrano più intenzionati ad assecondarli, non dopo aver subito ripetuti attacchi ai loro interessi.
E io odio le storie di guerra. Perché o sono menzogne, di chi non le ha vissute o le vuole promuovere, o sono cupi o penosi sguardi ai lati più oscuri dell’animo umano.
Il naso mi dice che qualcosa sta cambiando in occidente. Temo che nei prossimi due anni dovremo affrontare scelte difficili.
Scelte personali.
A presto ;D